martedì 29 agosto 2017

Luanda la puzzolente

Più la città cresce, cambia, si rimodella anno dopo anno, visita dopo visita, più i "nostri" centri, nei quartieri più poveri e disastrati della città, si riempiono di odori asfissianti, puzze di varia natura e vario genere, che rendono difficile il passaggio, figuriamoci la sosta. Discariche improvvisate a bordo strada colme di sacchetti di plastica, bucce di frutti che macerano sotto il sole cocente, banane marce e ananas smangiucchiati, ferro, legno marcio, pietre, escrementi animali e umani (rientrando dal campo, ieri, da una di queste buche colme di schifezze, si è scorto un bimbo, chiappe all'aria, nell'inconfondibile postura del cacatore...terribile!), tutta roba che viene bagnata dall'umidità della notte e scaldata, asciugata, dai potenti raggi del sole metà equatoriale e metà tropicale (Luanda si trova più o meno a metà strada tra equatore e tropico del Capricorno), con il conseguente sprigionamento di olezzi di difficile descrizione. Non ancora soddisfatti del livello di puzza raggiunto, i locali, costretti a vivere nelle baracche circondate da questi cumuli maleodoranti, guarniscono ulteriormente la già folta raccolta di rifiuti con urina, capace di donare conati di vomito al malcapitato passante. In questo caso il sottoscritto. Terrificante. E a bordo delle strade che percorrono i quartieri, strade di terra, con buchi che sembrano causati da una pioggia improvvisa di asteroidi, scorrono fiumiciattoli di "acqua" nera, nerissima, tanto scura e densa che colora con i suoi schizzi il terreno che la circoscrive, che segna, che marca indelebilmente tutta quella "strada" dove bimbi piccoli che sbucano da ogni baracca di lamiera circostante giocano con pietre, biciclette o palloni improvvisati. Terrificante visione. Quando oggi in mezzo a questo "asilo a cielo aperto" ho incrociato una bimba che sarà stata poco più grande di Anna, sporca di questo terriccio dalla fronte fino ai piedi, con indosso solo un paio di mutande verdi e le mani...lerce, sporche lerce! Assurdo, ingiusto, ma terribilmente reale. Annina, che fortuna che abbiamo.

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