mercoledì 30 agosto 2017

Luanda la Intercampista

Cambia, cresce, puzza; fa sparire quartieri, ne fa apparire altri; finge di essere democratica per mezzo di elezioni che non portano alcuna novità e col vecchio presidente che "si fa da parte", per lasciar strada al suo prescelto; si fa bella, moderna e pulita nei quartieri alti, nella Illha, ma rimane il solito girone dantesco in lixeira. Insomma, Luanda rimane Luanda, nonostante tutto, con in più, da otto anni a questa parte, sempre più maglie neroazzurre che girano per Trillho, Palanca, Mota, Sao Paolo, Mabubas, Dondo e Kalulu, le comunità parte del nostro progetto; con in più un sacco di bambini e di giovani, con le relative famiglie indirettamente coinvolte, che crescono con i valori unici del calcio, dello sport, e con quella palla, qui rappezzata alla meglio e il più delle volte sgonfia, da inseguire senza compromessi. Qui forse più che in tutti gli altri "nostri" Paesi sento, vedo, quanto Inter Campus sia unico e incredibilmente forte e necessario per queste comunità, per sostenere, aiutare, i progetti educativi già attivi che i salesiani, nostri partner da queste parti, già da tempo portano avanti tra non poche difficoltà, ma con una determinazione unica e esemplare. Qui mi rendo conto forse più che da ogni altra parte, del valore insostituibile del gioco del calcio, quale mezzo, quale forma di educazione, quale strumento per accompagnare il bambino nel suo percorso, nel suo sviluppo, nella sua marcia per diventare uomo. Non voglio esser retorico, non voglio "darmi aria alle ascelle", come diceva un mio mister intendendo che non voleva darsi delle arie, tutt'altro; mi fermo solo a riflettere, ad osservare quanta forza, quanto utile, se non necessario, possa essere lo sport, se gestito, proposto, nel modo corretto, nel modo più congeniale, più naturale, per i ragazzi. Oggi in campo coi bimbi di 11 e 13 anni con cui abbiamo fatto allenamento sono emerse le difficoltà cognitive di molti, i limiti che i giocatori di questi campi del mondo hanno nel pensare, nel riflettere, nel ragionare, non certo perché hanno deficit di qualche tipo, ma semplicemente perché non sono abituati a farlo, non sono allenati, nemmeno a scuola, dove si trovano in classi super affollate e con professori che più che urlare e farsi pagare dagli studenti stessi per far lezione non fanno e certo non insegnano loro a ragionare. E questo loro scarso allenamento nel pensiero si ripercuote sul loro sviluppo, sulla loro crescita. Partecipando a Inter campus, però, ricevono stimoli che li costringono a pensare, a riflettere, a ragionare e a ricordare, stimoli che certo torneranno loro utili non solo in campo, ma anche, se non sopratutto, fuori da esso, accompagnandoli nella definizione della loro personalità. Parlo, anzi scrivo, di ragionamento perché è il limite più grosso emerso oggi, ma con l'allenamento "giusto" sono anche altri i punti, le aree come diciamo noi, che vengono stimolate e portate al miglioramento, quindi il lavoro che si realizza e che vediamo realizzato qui forse più che da altre parti, è veramente "completo", è veramente...educativo, che porta esiti positivi in una realtà così difficile e per nulla educativa. Bene così, allora, andiamo avanti!

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