lunedì 28 agosto 2017

LUANDA LA PROVVISORIA

LUANDA la provvisoria
Dopo la sosta estiva, dopo 30 giorni esatti dall’ultima trasferta intercampista, dopo i bagni a Punta Ala e le camminate sul Catinaccio con Anna sempre più grande e sempre più divertente, eccomi nuovamente in viaggio, destinazione Luanda, Angola. Viaggio notturno che da Amsterdam ci porta piuttosto facilmente nella capitale di questo disastrato Paese, vissuto, per una gran botta di culo, sdraiato sui quattro sedili centrali della cabina, insieme al prof, che per l’occasione decide di buttarsi per terra per dormire, lasciando a me le comodità delle poltroncine. Che figata un viaggio così. Le nove ore di volo in questo modo scivolano via con disinvoltura e al nostro arrivo sono quasi riposato, ma ci pensa subito l’agente della dogana a rovinare le cose: la borsa con i palloni per i vari nuclei non può passare e, compilando scartoffie varie e incomprensibili per diverso tempo, costringendoci ad una sosta forzata, ci fa capire che dobbiamo pagare una tassa di importazione. Fortunatamente la cifra richiesta è abbordabile, 36€, così saldiamo il conto e un’ora e mezza più tardi rispetto al nostro atterraggio riusciamo a metter piede su suolo angolano. La città è già in fermento, nonostante il giorno sia iniziato da poco, e le strade sono, come tradizione vuole, “ingaraffate”, ossia intasate dal traffico; le macchine che zigzano impazzite, cercando e trovando varchi invisibili ad occhi di bianco, ci costringono a procedere lentamente, con prudenza (non c'è più quel matto di Padre Stefano alla guida, quindi si avanza tranquillamente, senza perdere anni di vita ad ogni metro coperto) dandomi così la possibilità di osservare i cambiamenti li fuori, oltre il mio finestrino: strade nuove, ponti, sottopassaggi dove prima non c’era nulla, vie di comunicazione “inventate” dal nulla, che uniscono punti prima distanti della città. I cinesi si stanno dando un gran da fare nel costruire le infrastrutture in questo paese, così come stanno facendo in altri Paesi africani, portando continui cambiamenti al paesaggio. Una volta Max definì Luanda “provvisoria” e le immagini che mi scorrono davanti agli occhi non fanno che confermare questa definizione: ciò che era solo sei mesi fa, non è più e ciò che è ora, non sarà tra poco tempo. Emblematica, per capire quanto sto provando a descrivere, la zona che un tempo era del Roque Santeiro, il grande mercato all’aperto che prima occupava tutta la parte di collina antistante il porto: ogni volta che torniamo cambia, cresce, si modifica. Dopo aver sbaraccato tutte le “bancarelle” e cacciato gli abitanti del mercato (che doveva il suo nome ad una telenovela brasiliana), il terreno è stato spianato, è stata costruita una enorme strada che mese dopo mese si va definendo attraverso marciapiedi che compaiono e rotonde che prendono forma, è stato edificato un sovrappasso che dal porto conduce direttamente verso il centro ed è stato creato un ulteriore collegamento con un'altra importante strada che conduce fuori città.  Insomma, sembra che qualcuno stia giocando a sin city e stia costruendo da zero una nuova città! Una città provvisoria, perché chissà la prossima volta come sarà, chissà cos'altro troveremo e cosa non vedremo più. 

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