domenica 27 ottobre 2024

Strugglin' with the jet lag

 Ancora una volta, se mai ne avessi avuto bisogno, ieri mattina, al risveglio, ho avuto la conferma che il jet lag non esiste. O meglio, esiste solo se ci si autoconvince del fatto che qualche ora di differenza possa influenzare il nostro sonno e le nostre giornate. Dopo l'infinito viaggio, arrivato in hotel a dir poco devastato, mi sono immediatamente attivato, sono anche andato ad allenarmi in palestra e alla sera, ore 21, testa sul cuscino e chi si è visto si è visto. Fino alle 6:30 del giorno seguente, per merito solo dell'insistente sveglia, ho dormito come un bebè. Certo, al risveglio mi son dovuto cacciare sotto una doccia gelata per realizzare dove fossi e cosa dovessi fare in quello strano posto, però le 24 ore seguenti sono andate alle grande, senza crolli o coli. La gente che ho incontrato in questo workshop sicuramente ha contribuito, ma il famigerato jet lag, ancora una volta non si è palesato. Spero rimanga un pensiero lontano anche nei prossimi giorni. 
Dicevamo, la gente: sorridente, accogliente, generosa...un mix stupendo di persone provenienti da tutte le regioni, ognuno con le sue tradizioni, addirittura la sua lingua (e chi lo sapeva che in PNG coesistono circa 1000 popoli e 800 lingue! 800!!!), ma accomunate tutte da un enorme senso di fratellanza, di convivialità, di socialità. Nelle parole di tutti e nelle loro risposte alle mie domande si percepisce l'importanza che danno alla comunità, al gruppo, la centralità del bisogno di tutti di convivere con gli altri, di aiutarsi e supportarsi. In tantissimi nel gruppo di 34 allenatori/professori che sono con noi sono impegnati nel sociale nei più disparati progetti e la cosa che mi ha stupito di più è che quasi la metà di questi prof parla la lingua dei segni! Non che ci siano sordo muti ad ogni angolo, ma per includere tutti, in tante scuole, si insegna anche la lingua dei segni. Magari esagero, ma la cosa mi ha colpito un sacco. E questo loro "socialismo" lo si vede in azione durante le nostre lezioni, durante i lavori di gruppo che abbiamo proposto: tutti partecipano attivamente, con grande rispetto reciproco e grande attenzione nei confronti di tutti (abbiamo anche due prof disabili nel gruppo, ma è come se non ci fossero). Son veramente colpito. Eppure avrebbero di che essere incazzati e ben poco aperti e accoglienti: Papua è il 147 paese su 193 nella scala dal più ricco al più povero, la capitale soprattutto, ma anche altre città di questa immensa isola sono pericolosissime, soprattutto dopo il calar del sole (che palle essere costretto a correre sul tappeto), la disoccupazione è dilagante e l'abuso soprattutto di un frutto, il betel nut (una specie di cicca che si ricava da una palma, che dona sazietà, euforia ed è stimolante, donandoti quindi energia supplementare) è una piaga dilagante, eppure niente di tutto questo sembra aver intaccato i nostri compagni di avventura, così come tutto il personale dell'hotel. Insomma, meno hai e più sorridi e sei aperto e accogliente. Forse questo betel nut lo diffondono nell'acquedotto...

Nessun commento:

Posta un commento