domenica 12 marzo 2023

Kigali, Rwanda

Quando io e Antonio siamo stati raggiunti dalla telefonata del nostro capo, che, ancora incredula, ci comunicava che il segretario generale della federazione aveva poco fa cancellato il torneo/evento di lunedì, con la mente son tornato indietro ai tempi dell'Inter, quando in Palestina, improvvisamente, il sindaco della città ci aveva chiamato per dirci che non ci sarebbe stato alcun torneo in Israele tra i loro bimbi e quelli parte del nostro nucleo di Tel Aviv. Stessa situazione: finito allenamento tutto confermato, pacche sulla schiena e sorrisi in vista del grande evento che si sarebbe svolto di li a pochi giorni, e poi, poche ore dopo, l'incredibile e inspiegabile marcia indietro: non se ne fa nulla. Ma se da una parte le ragioni le conoscevo (la secolare e perenne "guerra" tra i due popoli, la paura di essere accusati di collaborazionismo, la volontà di non passare per amici "di quelli li"...), da quest'altra tutto mi rimane di difficile comprensione. E anche i miei colleghi, nella riunione improvvisata nella hall dell'hotel, sono spiazzati e tirano fuori mail, whatsapp, messaggi, in cui lo stesso personaggio che ora annulla tutto, aveva felicemente dato conferma del tutto, ringraziando fifa per l'opportunità e garantendo supporto e aiuto in tutto. Invece...Quando poi questa mattina, con il DT della federazione abbiamo affrontato il problema, per trovare una soluzione, le cose son diventate ancora più oscure: noi spingevamo per organizzare comunque un torneino in un altro campo in città e lui è andato su tutte le furie, mosso da qualcosa che a me è parso terrore, paura, spavento. Quando poi ha ripetuto più volte "se organizziamo qualcosa senza tutte le autorizzazioni io sono un uomo morto. Voi giovedì ve ne andate, ma io qui ci lavoro. e voi non sapete con chi abbiamo a che fare", ho capito che forse la mia idea del torneo approvata ieri sera non sarà di così facile attuazione. Spaventato, occhi sempre aperti, senza quasi mai un battito di ciglia e un fastidioso, almeno per me, tic alla mandibola ad accompagnare il tutto, l'ex giocatore del Nizza che avevo già incontrato in Mauritania e col quale si era creato un bel rapporto di stima e rispetto reciproco (ancora una volta costruito grazie alla palla), mi ha fatto capire che le cose non sono così semplici da queste parti. Insomma, il ragazzo (più o meno ragazzo) era piuttosto preoccupato. E io ho iniziato a rivedere le mie già scarse conoscenze del paese. Ricordo infatti un paio di articoli su internazionale che descrivevano questo posto come una rarità africana, ma senza ben spiegare il come si è raggiunto questo grado, apparente, di "sviluppo". E' vero, la città è pulitissima, ordinata, in giro tutti i motociclisti indossano un casco (rarità assoluta, per quanto ho visto io in Africa, nei 15 paesi fin qui da me incontrati), ma...tutto è controllato, centralizzato, deciso e ordinato dall'alto e nulla si muove se da sopra non arriva un via libera. E non si muove veramente. La gente qui va a zero all'ora, peggio dei cubani di Holguin che per me erano parenti stretti dei bradipi. Nulla si muove. E noi nemmeno. Senza autorizzazione non possiamo organizzare un bel niente. Per fortuna i contatti dei miei capi sono ad altissimo livello, per cui al termine della giornata odierna otteniamo dal presidente della federazione la tanto attesa autorizzazione: si può fare! Domani quindi sveglia prestissimo per prender possesso del campo, "addobbarlo" a festa, preparare i campi e accogliere i bambini (ne aspettiamo 100...chissà quanti ne arriveranno) e dar vita, speriamo, a una grande giornata di festa. Sempre che nel frattempo non succeda qualcosa d'altro.

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