domenica 29 novembre 2015

Partenza per Cuba!

CUBA
La sveglia è puntata presto, prestissimo questa volta, ma oggi non serve: ci pensa Lei a svegliarmi, iniziando a “miagolare” nella sua culla mezz’ora prima della fatidica ora, lamentandosi e dimenandosi sotto le sue copertine; mi alzo, dunque, per salutarla per bene, cercare di calmarla e rimetterla a dormire, sperando così di lasciare tranquilla ancora per un paio d’ore Silvia, ma ogni volta che mi stacco dalla culla Anna riprende il suo concertino lamentoso, fino a scoppiare in un vero e proprio pianto quando la lascio sola per un po’, dovendo lavarmi e vestirmi, costringendo la mamma ad alzarsi. Sicuramente è una invenzione del mio cervello deviato di papà indispensabile, ma è sembrato quasi avesse capito che stessi per andarmene, che stessi per lasciarla per 15 giorni, destino Cuba e Brasile, e quindi, a modo suo, non stava facendo altro che segnalarmi il suo disappunto, la sua contrarietà alla mia partenza. Quando poi stavo per uscire e lei, attaccata al seno di Silvia per l’ultima poppata della notte, continuava a cercarmi, muovendo la testa da una parte all’altra, staccandosi dal seno, cosa impensabile per lo squaletto di casa, mi sono autoconvinto della cosa: scusa Anna, devo andare. Inter Campus chiama e per un po’ non ci vedremo. Ma torno. Cacchio se torno. Giusto il tempo di un viaggio a l’Havana, per andare poi ad Holguin a proporre un corso ai nostri allenatori, spostarmi vicino a Fortaleza, in Brasile, prendere contatto con una nuova possibile cellula verde-oro, scendere a Rio e dedicare due giorni ai bambini delle nostre comunità e chiudere la missione a San Paolo, poi torno. Sono 13 notti, poi mi fermo di nuovo per un po’. Dai. In fin dei conti dovrai abituarti, mia nana: questo è ciò che faccio, questo è ciò che so fare, questo è ciò che mi piace. Non far impazzire Silvia e vedrai che prima che tu te ne accorga sarò già a casa! Ho pensato più volte al distacco, alla mia prima partenza dopo la lunga sosta forzata prima del suo arrivo, ma non avevo mai preso in considerazione tutti questi stati d’animo, tutte queste emozioni che sto vivendo; non pensavo, non credevo, non consideravo minimamente di poter essere così “stregato” da un simile nano, di poter mettere in dubbio le mie partenze, i miei viaggi, i miei campi del mondo. Certo, anche quando era solo Silvia la donna di famiglia era complicato andarsene, ma la certezza del ritorno, la bellezza del sapere che una volta a casa saremmo e saremo di nuovo noi, mi ha sempre lasciato tranquillamente vivere le emozioni del viaggio, dei corsi, degli allenamenti, invece ora…cacchio, vorrei non perdermi un minuto della sua vita (e già durante il giorno normale sono con lei pochissimo, tra ufficio e campo), un attimo del suo percorso di scoperta, di esplorazione di se stessa e del mondo esterno, di conoscenza delle cose. Ma ok, va bene così: rientriamo nei ranghi e pensiamo al lavoro adesso: ci sono allenatori da formare e bambini da crescere in giro per il mondo Inter Campus. Vamos!

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