12 giugno
Via! E questa volta per davvero! Partenza con Petronio (madonnina ma che nomi hanno alcuni da queste parti) il taxista appena conosciuto, alle 8 dal nostro hotel in copacabana e dopo "soli" 60 minuti di ingaraffamento eccoci in favela, la Salsa e merengue, una delle poche ancora non pacificata, quindi ancora in mano alle bande, accolti da un ragazzino armato di pistola all'angolo, al quale dobbiamo mostrare le nostre facce, rallentando, abbassando i finestrini e facendoci vedere con Del e compagnia, giusto per evitare errori. Già, perché proprio a quest'angolo ieri, ci raccontano, è stato ammazzato un uomo, che al segnale di alt della sentinella invece di fermarsi e abbassare il finestrino ha accelerato, con i vetri oscurati belli alti, segnando con le proprie mani la sua fine. Mostriamo quindi ben, bene, con calma le nostre facce, prima di scendere in campo!!! Campo che si trova a margine di un fiume putrido, nero e puzzolente, discarica di un po' tutto il complesso della Mare, che dona alla zona un olezzo nauseabondo, tipo calzettone al termine di una partita giocata alle due del pomeriggio di Luglio: da sbocco! Davvero da sbocco. Non sono in grado di rendere a parole quella sensazione, ma credo comunque che nel mio cervello rimarrà intatta ancora a lungo. Puzza a parte, arrivati al campo capiamo ben presto che l'allenamento preparato in mattinata in vista di un gruppo di 60 bambini, con un campo regolamentare a disposizone va cestinato e rivisto da capo: ci troviamo infatti su di un campo a sette piccolo, con 71 bambini, di età variegate e grande entusiasmo da governare. Insomma, grande, solito, casino in puro stile inter campus. Nessun problema, due parole con Gabri e Juri e si parte: gruppi da 17/16 bambini, obiettivo guida della palla, esercitazioni elementari e tutto si volge al meglio. I bambini sono bravi, non a giocare, li son proprio pippe, ma come bimbi, nel senso che ascoltano molto, non son mai sopra le righe, sono attenti e motivati e ci mettono così nelle condizioni migliori per lavorare e cercare di divertirli e divertirci il più possibile e infatti le due ore diventano due ore e mezza e volano via con grande semplicità. Soliti saluti, solite foto ed eccoci a pranzo in un ristorante delle favela, luogo di incontro di banditi e lavoratori classici, di uomini e donne che vivono in questo mondo parallelo, dentro il mondo detto reale. Che microcosmo incredibile: vere città dentro le città, alternative ad esse. Nemmeno il tempo di finire il pranzo e rieccoci in campo: altro nucleo, vila olompica de caju, altri 40 bambini, altro super allenamento; altri sorrisi, altri bimbi, altre foto, altre esperienze. Bellissimo. Non contenti dell'intensa giornata, rientrati in hotel con Alex e il suo fiume infinito di parole, garmin, maglia da allenamento e via, sul lungo mare di Copacabana per un grandioso allenamento aerobico, insieme a Juri e Gabri: ognuno col suo passo, col suo obiettivo, ma tutti insieme nell'intento di allenarci! Grandi. Con una Silvia in più sarebbe perfetto tutto...
Oooooh, bello il tuo racconto!!
RispondiElimina...reso senz'altro migliore dalla chiusa!!
Ciao!!
Marzia
Certo che a leggere i tuoi racconti viene voglia di mollare tuto e seguirti.!
RispondiEliminaGian
Con le due nane che hai a casa, diventa difficile staccarsi da tutto, cacchio. Io stesso farei, faro', piu' fatica a viaggiare. Ciao Gian!!!
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