sabato 16 novembre 2024

La forza di una palla

 La giornata di lavoro si è conclusa molto positivamente, con tutti gli insegnanti/allenatori super coinvolti e soddisfatti delle 6 ore di lezione e della parte teorica e noi altrettanto contenti. Inoltre, forse per l'emozione di trovarci dove siamo, sia io che Anto (che di solito invece è un po' meno "abile" a creare un clima positivo con gli allenatori) ci sentiamo, ci troviamo molto a nostro agio con le persone che sono con noi, ci sentiamo ben accolti, inseriti, per cui per tornare approfittiamo della gentile offerta di Roger, il più anziano del gruppo. Lungo la strada, però, avevamo notato un campetto da calcio sommerso dalla neve venendo in questi giorni e il nostro piano era tornare a piedi con un pallone per fermarci a fare due tiri su questo candido manto normalmente erboso, per cui chiediamo al nostro autista di non portarci fino in hotel, ma di lasciarci al campo. Un po' stupito il nostro "amico" acconsente, per cui pallone al piede, iniziamo una serie di sfide: gol calciando la palla in movimento dalla porta opposta, colpire il palo da 20/30 metri, fino al gioco che mi teneva all'oratorio per ore e ore da bambino, il porta a porta (si cerca di far gol nella porta avversaria muovendosi liberamente nella propria metà campo, senza mai oltrepassarla e si difende la propria senza usare le mani). 1-0, 2-0, 2-1, fin quando il pallone, calciato lontano dalla porta e fuori dal campo, non ci viene rilanciato da un bambino di circa 8/9 anni. Riprende la sfida, si calcia, si scivola, si fa fatica a colpire decentemente la palla...e un altro bambino si avvicina curioso. Quindi un altro, un altro e un altro, tutti provenienti dalla scuola qui dietro. "Do you wanna play?" domando. Nemmeno il tempo di finire la domanda e scatta la sfida: 10 contro 2. E che "grinta" sti nani: entrate in scivolate degne di montero, corse e rincorse alla ricerca del pallone; per quanto poco educati al gioco siano, dimostrano tutti grande passione, voglia di giocare e alla fine vincono anche! Al momento dei saluti la domanda è unisona: "tomorrow?". Cacchio, ma che bello è giocare a calcio? 

venerdì 15 novembre 2024

Yellowknife

 Se cinque anni fa mi avessero detto che mi sarei ritrovato in questo posto, a nord del Canada, nei territori del nord ovest, oltre a provare imbarazzo per via del fatto che non avrei saputo collocarlo sulla mappa, avrei anche dubitato dell'eventualità. Ma Fifa mi sta facendo scoprire realtà altrimenti per me irraggiungibili, mi sta facendo vivere esperienze altrimenti inimmaginabili e, anche se a volte mi sembra di non meritarmele, che voglio e cerco di godermi fino in fondo. Questo lungo viaggio mi ha portato fin qui a vedere per la prima volta l'aurora boreale (uno spettacolo incredibile, assolutamente...astonishing rende più l'idea del nostro stupefacente), a camminare per strada a meno 18 gradi (nulla per questo posto, che tra un mese, mi dicono, si ritroverà a meno 35, meno 40, lo scorso anno a febbraio a meno 50!), ad incontrare una volpe mentre andavo al ristorante, a camminare per un buon 400 metri sopra la superficie ghiacciata del lago e...ah, già, a lavorare. Si, perché in questo posto assolutamente affascinante (per una settimana. oltre credo si potrebbe impazzire, considerando anche che tra poco il sole farà capolino all'orizzonte per un paio d'ore e nulla più) son stato catapultato per lanciare il progetto in Canada, per formare i primi insegnanti/allenatori, che poi inizieranno a girare e a "diffondere il verbo" e ad inserire il calcio nelle loro ore di educazione fisica. E ogni volta rimango stupito dalla forza di federazione per cui lavoro: è stato firmato un accordo con quello che potrei identificare come il ministro dell'educazione dello stato, dei territori del nord ovest, per cui da ora, per promuovere il progetto, le ore di educazione fisica diventeranno due nel corso della settimana. Non so quanto sia alla portata di tutti questa cosa. Ma meno male che si riesce a fare. Non tanto per il calcio in se, ma perché così, anche se ancora non abbastanza, i bambini hanno la possibilità di muoversi un po' di più. E ne hanno bisogno. In questo meltin pot di "razze" (ho incontrato gente originaria dello zimbabwe, della somalia, dell'egitto...) l'obesità sta diventando un problema sempre più grande tra i bambini più piccoli, mentre la dipendenza da droghe e alcol tra i più grandi, adolescenti così come adulti. Quindi promuovere un po' di sport male non può fare. E allora via, concentriamoci sul lavoro per un attimo, prima di tornare a pensare cosa poter vedere a Yellowknife

lunedì 11 novembre 2024

From est to west

 Rientrato a casa lunedì, eccomi oggi, domenica, di nuovo in viaggio. Questa volta diretto dalla parte opposta del globo. La destinazione, infatti, è Yelloknife, in Canada, nei territori del nord ovest. Esattamente dalla parte opposta rispetto a Honiara! Da +10 di fuso orario a -9, da +28 gradi di temperatura media, a -14. Spero il mio corpo non si ribelli,  non si lamenti, anche se in cuor mio so che non sarà così. In questi 20 anni di viaggi in giro "sui campi del mondo", appunto, non ho mai subito grossi scossoni per via di time zones o condizioni climatiche e non penso che questo viaggio faccia eccezione. Certo, è una bella rottura di cog....i ritrovarsi fermo in aereo per altre 12 ore, ma alternative non ne ho, quindi animo in pace e via, verso questa nuova avventura.

Arrivato a Vancouver ho 7 ore di stop, prima del mio aereo per quel posto sperduto nel mondo dove mi hanno spedito, per cui decido di lasciare il mio zaino al deposito bagagli e uscire per fare due passi, seguendo il consiglio di una gentilissima signora (credo dell'est europa, considerando il suo modo di parlare) dei controlli cui chiedo se sia possibile uscire dall'aeroporto. Il mio compagno di viaggi sostiene che pioverà a breve (ci sentiamo via whatsapp perché lui arriva da monaco e io da francoforte), ma a me poco interessa: dopo altre 12 ore passate seduto, sdraiato, in aereo, ho bisogno di muovermi, di sentire l'aria sulla faccia, di respirare ossigeno vero,  per cui pioggia, neve e vento di certo non mi spaventano. Ed in breve eccomi fuori. E ancora più velocemente eccomi in centro città, grazie al treno sotterraneo che collega l'aeroporto alla città. Qui mi lascio andare all'istinto: giro a caso, senza una meta, camminando di qui e di li, giusto per vedere, capire dove sono, dove mi trovo, giusto per muovermi e vedere qualcosa che non sia parte dell'aereoporto. La città è grande, ma tranquilla allo stesso tempo: è domenica e domani sarà un giorno di festa, e ciò sicuramente incide, però pur essendo in una città di quasi 700000 abitanti, tutto mi appare rilassato, tranquillo, piacevole. Cammino un paio d'ore a caso, passando  e perdendomi anche in stanley park (sarò provinciale, ma il Parco di Monza...), poi son costretto a rientrare in quel non tempo, in quel non luogo che è l'aeroporto, pronto per il prossimo volo diretto a Yellowknife, dove mi aspettano neve, ghiaccio, freddo...ma anche 30 allenatori e 100 bambini. E allora, via, partiamo! Domani recupero e da martedì si farà sul serio!

sabato 2 novembre 2024

What a day!

 Che giornata quella che si sta concludendo! Lunghissima e piena di mille eventi, cose fatte, esperienze che difficilmente ripeterò in questo posto, perché difficilmente ci si torna alle isole solomone, e specialmente qui, a Honiara!
Inizia tutto alle 5:35, quando la sveglia suona: ho in programma 32km di corsa, quindi, non volendo bruciarmi l'unico giorno libero di queste tre settimane, preferisco partire prestissimo, anche, cosa da non sottovalutare, per evitare il caldissimo del giorno. Esco quindi dall'hotel che manca ancora qualche minuto alle 6, svolto a sinistra direzione aeroporto e...il cielo è completamente arancione! Il sole è sorto da una decina di minuti, ma ancora non si staglia in cielo completamente, ed essendo la mia corsa rivolta verso est mi godo questi primi km con il sole in costante crescita davanti agli occhi. Si comincia bene, direi, e il proseguo è altrettanto piacevole e divertente. Non ci sono macchine in giro, fortunatamente, la gente è in giro per lo più a piedi e tutti quelli che mi incrociano si preoccupano di lasciarmi il passo sullo stretto marciapiede e di salutarmi. "morning, morning" è il ripetuto saluto offerto col sorriso dalle varie persone, al quale rispondo allo stesso modo: "morning, morning", ripetuto. 
Correndo mi accorgo ancora più di quando in macchina in questi giorni mi son diretto in federazione, di quanto questo posto sia inquinato. Terribilmente inquinato, davvero, non ho mai visto tante bottiglie di plastica, tante lattine, tante confezioni delle più disperate schifezze da mangiare, come qui. Spaventoso. Da tutte le parti. Visto così, mi sembra troppo tardi per poter invertire la rotta e provare a salvare questo pianeta, ma spero di sbagliarmi e che si possa trovare una soluzione per permettere anche alle prossime generazioni di correre in questi posti. Perhcè la corsa è proseguita fin oltre l'aeroporto, per poi fare dietro front e ripetere a ritroso lo stesso percorso per i restanti 16. non nascondo che al 26esimo ero devastato: un caldo umido opprimente ha fatto si che fossi completamente bagnato, come caduto in mare, non esagero, e il litro e mezzo di acqua bevuto fino a quel punto non sembra sia bastato (un bottiglione infilato nei pantaloncini e via). Va be', amen, sulle ginocchia, ma porto a casa il risultato. Devastato arrivo in hotel poco meno di tre ore dopo averlo lasciato, doccia, colazione e di nuovo fuori, direzione "tenarufall": abbiamo la macchina della federazione, abbiamo guardato la piantina per arrivarci (internet è solo per i locali: nessun network prende che non sia il loro, tanto che vendono sim card ad ogni angolo), abbiamo acqua per il trekking...via. Io guido, Anto mi fa da navigatore e in poco meno di un'ora ci ritroviamo in un altro pianeta: una volta usciti dalla città, infatti, svoltiamo a destra, come da mappa, e iniziamo ad inoltrarci nella foresta. Prima su strada asfaltata, poi su strada...strada, su una traccia sgangherata, piena di buche e di sassi giganti, ma intorno a noi alberi a perdita d'occhio, in ogni dove, di ogni forma e dimensione. Dopo circa un'altra ora di salti, abbandoniamo la macchina in uno spazio, perché non riusciamo a fare una salita piuttosto ripida, ma soprattutto scivolosa, difficile da affrontare senza un 4x4, ma per fortuna siamo a meno di un km dall'imbocco del sentiero e da li, entriamo davvero nella foresta. Io, Anto e i rumori della foresta: qualche goccia della pioggia caduta la sera che cade sulle foglie, qualche animale che striscia nel sottobosco, i canti degli uccelli e il frinire costante delle cicale. Con la mente torno nella foresta amazzonica, torno a quel lontano 2003, quando un viaggio cambiò tutto. Ma questa è un'altra storia. L'atmosfera è stupenda, la natura ci assorbe e in poco meno di un'ora, attraversando discese piuttosto ripide e dopo aver guadato un fiumiciattolo, arriviamo alle cascate. La stagione è quella secca, l'acqua non è moltissima, ma sufficiente per emozionarci: la caduta di quella massa, il suono, il vapore acqueo tutto intorno, rendono la vista unica. Ci sediamo su un sasso per godercela, in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, ma entrambi consapevoli dell'immensa fortuna che abbiamo. Abbiamo scoperto, vissuto questa esperienza unica, solo grazie al calcio. Mai sarei finito alle solomon islands, mai mi sarei ritrovato a queste latitudini, non foss'altro per la fifa. grazie.
Ritorniamo coi piedi per terra dopo circa un'oretta di contemplazione (confesso che sdraiato sul sasso, cullato dal rumore dell'acqua, mi sono appisolato...), gambe in spalla, e ripartiamo. Questa volta la strada è tutta in salita, ma i colori, i suoni e l'emozione, rendono la camminata, seppur intensa, rapida e quasi piacevole (oddio, i 32 me li sento tutti nei polpacci!), fino a farci scoprire un lodge! Fantastico! Son quasi le 14, siamo affamati, proviamoci. E il dio del calcio ci assiste anche in questa occasione: con una vista mozzafiato sulla foresta e giù, fino all'oceano, mangiamo del gustosissimo pollo, il giusto coronamento della giornata. Che però non è finita. 
Già, perché sulla strada del ritorno decidiamo di fermarci al mercato centrale, un enorme spazio vicino all'oceano, pieno zeppo di...tutto! Vestiti, borse, dipinti, cianfrusaglie varie, pesce (dei pesci giganteschi), frutta e verdura. Siamo gli unici bianchi in mezzo a migliaia di persone, ma non sembrano farci caso. Giriamo dappertutto, mi piace un sacco andare nei mercati, vedere la gente che vende, quella che compra, osservare i prezzi e fare paragoni. Poi scorgiamo una bancarella con dei mango pronti: non è ancora la stagione, ma questi son pronti! per fortuna ho ritirato moneta locale: via, due per 10 cazzilli locali, ossia poco più di un euro. L'investimento si può fare. Morso in cima per strappare la buccia e...madonnina che buono! Super succoso, saporito, morbido. Il mango più buone mai mangiato. Il giusto finale per un "beautiful day", come canterebbero gli U2.

giovedì 31 ottobre 2024

Bye, bye PNG

 Finalmente riesco a fermarmi e buttar giù un po' di pensieri, altrimenti dispersi nei meandri della mia malandata memoria. 

Chiusa la splendida esperienza in Papua, eccomi ora in Solomon Islands, un'altra MA sperduta nell'oceano di cui poco, pochissimo sapevo e di cui poco più so ora, da 48 ore su questa terra emersa. Giusto qualche informazione in più circa il fatto che son quasi mille isole a comporre questo Paese (mille!!!) alcune delle quali già in parte sommerse dalle acque, in costante crescita per via del riscaldamento globale, e circa i loro recenti problemi di ordine pubblico (recenti, parlavano di inizio 2000) dovuto a un diffuso mal celato scarso gradimento nei confronti del popolo cinese. E la cosa mi ha lasciato perplesso. Già, perché in questi giorni ho conosciuto un po' di gente del posto, tra allenatori e funzionari vari della federazione e mi han dato tutte l'impressione di essere super pacifici, aperti, accoglienti, rilassatissimi (vanno a due all'ora, altro che!), ben lontani dall'essere figure violente, aggressive e ribelli. Invece, si vede, ancora una volta l'apparenza inganna. Inoltre, sempre parlando con le persone, ho scoperto un'altra cosa che nella mia bieca ignoranza non consideravo: non so per quale assurda congettura, per quale inspiegabile ragionamento, mi immaginavo queste isole ricche, verdi, pulite e ben organizzate, invece... povertà diffusa, sporcizia ad ogni angolo di strada (oggi ho scorto un intero fiume, fiumiciattolo, completamente coperto di bottiglie di plastica. Una cosa impressionante!), strade indecenti, traffico ad ogni ora del giorno e della notte, insomma, un macello. L'altro ieri ho deciso di uscire per il mio allenamento, di non rintanarmi ancora in palestra come in PNG, anche perché tutti mi hanno assicurato essere super tranquilla la città, nonostante tutte le problematiche, e lungo i km previsti che mi hanno portato fuori Honiara mi son imbattuto in villaggi fatti di palafitte, con gente a piedi scalzi, con indosso solo i pantaloncini (e una maglietta, se donne) intente a...far nulla. Nulla, eran per lo più tutti seduti a bordo strada e si sono animati alla vista di un povero pazzo bianco che di corsa sfidava la polvere e le bottiglie di plastica della strada. E per loro son stato l'evento della settimana: i bambini, come in africa,  mi han seguito per un pezzetto, le mamme dalle palafitte  mi chiamavano solo per dirmi "good evening", gli uomini mi salutavano con un cenno del capo o della mano; tutti sorridenti, all'apparenza felici di vedere questo pirla sudato. Non ho mai avvertito una sensazione di pericolo, non ho mai avvertito ostilità, nemmeno al ritorno, quando ormai era buio: qualche fuoco acceso per illuminare, qualche rara lampada, ma tutti sereni e sorridenti. Ci deve essere qualcosa che mi sfugge, che non riesco a capire, per arrivare alla felicità, vedendo queste persone. La cosa ancora più strana, quindi, rimane per me immaginarmi questo popolo scatenare sommosse perché non vogliono i cinesi da queste parti, o perché il primo ministro sottoscrive accordi economici con la cina. 

Quante cose non so